da LA STAMPA - CRONACA DI VERCELLI giovedì 11 aprile 2002
I ragazzi della via Blues incoronano Fabio Treves
- Sul palco i quadri di Patrizio Serra
Battesimo del club "I ragazzi della via Blues" e primi
vagiti di "Jazzandbllues", rassegna musicale organizzata
dall'assessorato Cultura della Provincia con i Comuni in cui circuita.
Un Civico gremito ha accolto martedì sera il doppio concerto,
con un palco valorizzato dalle scenografie di Patrizio Serra, artista
torinese emergente, che con i suoi quadri ha ricreato le atmosfere
alla Pollock.
Giovanni Barberis
da CORRIERE DELL'ARTE - sabato 21 aprile 2001
La notte: un'intimità
violata
"Notte , notte scura che non sei più tu, spogliata
ormai del tuo nulla, violentata da mille stelle artificiali, come
riconoscere ancora il tuo lunare albore?" all'insegna di questo
quesito
Patrizio Serra ha scelto di aprire l'esposizione delle sue opere
più recenti, presentando presso La Foresta di Sherwood un
nucleo di lavori dedicati al tema della notte.
I Notturni di Patrizio Serra sono però frammenti di memoria,
attimi strappati al ritmo dello spostamento in auto, schegge di
ricordi che riaffiorano quali icone, la cui essenza travalica il
senso della localizzazione geografica.
Ciò che conta infatti non è il reportage del luogo,
quanto piuttosto l'esigenza di recuperare una dimensione intimistica,
il fascino di un'oscurità che ormai si perde nel fragore
delle luci metropolitane.
La civiltà ha annientato il buio, demistificando i timori
e le inquietudini suscitate da ciò che non si vede. La paura
del nulla che si cela nelle tenebre è dunque esorcizzata,
l'alba e il tramonto non possono più replicare il diritto
di scandire la quotidianità della vita umana.
La ricerca di Patrizio Serra tenta invece di ritrovare contatto
con la realtà che soggiace al di sotto della stratificazione
delle illuminazioni artificiali. Non a caso i colori della notte
giungono a depositarsi sullo scenario urbano come una texture filamentosa
che quasi agisce alla strega di una quinta teatrale, definendo gli
estremi di un pannello sovrapposto a uno sfondo.
E in questo, oltre a intravedere un rimando diretto all'attività
di scenografo
svolta dall'autore, si può scorgere senz'altro la volontà
di segnare il distacco che separa il paesaggio da una sovrastruttura
che di fatto non gli appartiene.
così, nella serie degli acquarelli, i chiarori dell'elettricità
sono limitati a una presenza unicamente funzionale, cristallizzando
i quartieri cittadini nel silenzio di cupe atmosfere, in quanto
Patrizio Serra non intende negare il valore del progresso, ma rievocare
la tensione ancestrale dell'uomo davanti all'ignoto.
"I fantasmi del futuro", commenta l'autore, "avanzano
divorando le tenebre, vampiri quotidiani ti succhiano il sangue
dell'oscurità. Ed ora ogni strada, ogni angolo, non ha più
l'initmità della notte". Ed è quanto infatti
la poesia notturna di Patrizio Serra sembra sussurrare attraverso
il sogno della libertà estetica.
Maria D'Amuri
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da WWW.EXIBART.COM sezione Torino
Viaggi e visioni notturne sono il
nucleo ispirativo delle opere di Patrizio Serra esposte presso la
"Foresta di Sherwood" di Torino - fino al 28 Aprile 2001
Se fai un lavoro di scenografo per gli spettacoli di una compagnia
teatrale, sei
spesso in viaggio e questo si riflette ed influenza il tuo operare
artistico.
Nei lavori di Patrizio Serra, esposti in questi giorni nella saletta
espositiva della "Foresta di Sherwood", ciò si
evidenzia in maniera molto netta. Le immagini sono quelle di città
che emergono dal buio della notte in un vorticoso balletto di luci
e ombre, di scie luminose, di sagome scure e a volte minacciose
di grandi edifici.
Non sono paesaggi ma visioni. Flash back di luoghi incontrati durante
un viaggio. Sono la parte nascosta dei luoghi intravisti, che si
trasforma, elaborata dalla memoria, si mischia ad impressioni e
sensazioni, si "contamina" con la visione personale delle
cose e malgrado ciò, non condiziona la libertà di
interpretazione di chi ne osserva il risultato finale.
Alcune delle opere sembrano riprodurre i recenti "scenari di
guerra" delle città bombardate nei Balcani o gli immani
incendi notturni della guerra del Golfo ma è un'impressione
facilitata dalla tecnica adoperata dall'artista, che adopera le
vernici con
risultati molto simili all'action painting di Jackson Pollock. Quelli
riprodotti, insomma, come spesso accade alla pittura quando si distacca
dal figurativo troppo classico, sono luoghi dell'anima.
Al centro della sala, solitaria e molto differente dalle altre per
concezione, l'artista ha collocato un'opera del 1998. E' un'installazione
in cui alcune vecchie chitarre
emergono da un supporto di legno, in uno strano intersecarsi di
piani dimensionali. Intorno ad esse una selva di corde di ogni grandezza
che, sollecitate, emettono suoni e note. Un'opera dalle molteplici
valenze che si presterebbe benissimo, ad esempio, per una performance
tra musica e pittura.
Una quarantina di piccole tempere adagiate su un tavolino, anch'esse
visioni notturne, meno luminose ma forse più liriche dei
quadri, completano il viaggio di Patrizio Serra.
Bruno Panebarco
Mostra visitata il 6.04.2001
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da CORRIERE DELL'ARTE, 23 dicembre 1995
Tre giovani autori a confronto
Presso lo spazio espositivo "Ce n'est qu'un debut2, in via
Moris 8 a Torino, sabato 2 dicembre scorso si è inaugurata
la mostra collettiva di Paolo Cavalieri, Patrizio Serra ed adriana
Marteddu, dal titolo "Proposte". La mostra propone infatti
tre giovani autori di differente stampo artistico e provenienti
da diverse esperienze pittoriche.
Paolo Cavalieri
presenta opere su carta, tecniche miste eseguite con tempera e china,
dal sapore surrealista e dai titoli fortemente enigmatici. Si tratta
di opere realizzate con una notevole capacità tecnica e con
una meticolosa cura del dettaglio. Cavalieri parla del tempo "Questo
grande scultore" come un paesaggio lento ma inesorabile e lo
raffigura nei suoi quadri densi di simboli e situazioni che talvolta
ricordano Magritte, Ernst, Tanguy o De Chirico. La separazione che
Paolo Cavalieri fa nelle sue opere dividendo sempre lo sfondo colorato
dall'immagine centrale sempre priva di cromatismi, rende ulteriormente
il senso di "pietrificazione".
La mostra prosegue con i lavori di Patrizio Serra, autore di tutt'altro
genere. Fantasista, l'autore spazia da rappresentazioni prospettiche
a composizioni geometriche, fino ad arrivare all'informale. In ogni
caso un forte elemento cromatico è sempre presente in questi
lavori realizzati a tecnica mista su tela. Le "Stilizzazioni
d'inverno", la "Casa vista secondo le sue 4 prospettive",
fino ad arrivare al trittico "Genesi" fanno parte del
primo percorso di Serra, che approda successivamente in situazioni
pittoricamente opposte, dal sapore espressionista astratto, che
comunque si rifanno sempre a dei concetti precisi e mai solamente
compositivo-estetici.
L'esposizione si conclude con due belle opere informali, anche in
questo caso molto colorate, che furono realizzate da Adriana Marteddu.
Dario Salani
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da CORRIERE DI TORINO E DELLA PROVINCIA, sabato 16 dicembre 1995
Paradigmi per il futuro - Patrizio
Serra, Paolo Cavalieri, Adriana Marceddu
Un nuovo spazio espositivo si aggiunge al panorama artistico cittadino.
Testimonia il fermento culturale di questi anni forieri di una nuova
fiducia nel futuro. E' un'associazione culturale guidata dall'artista
Bruno Panebarco: pittore, scultore che lavora con il plexiglass
traendone forme tridimensionali; spigolose, aggettanti, con forti
cromie espressionistiche.
Propone in questi giorni due piccole mostre personali di giovani
artisti esordienti associate a due opere di Adriana Marteddu (sono
materie dense e corpose che si accendono di colori brillanti da
lacche orientali).
I quadri di Paolo Cavalieri ci parlano di un mondo attraversato
da folgorazioni e barlumi surrelaistici, visto con un occhio visionario.
Anche se è difficile decifrare tutti i percorsi segreti,
intimi, onirici che lo hanno guidato nella via della pittura, si
avverte però chiaro e netto l'invito dell'artista a superare
l'angoscia esistenziale e la drammaticità della vita.
Patrizio Serra si cimenta invece con il solo colore e lo scompone
e ricompone in una serie infinita di timbri, toni e gradazioni,
tanto da trasformare il quadro in una vera e propria sorgente vitalistica.
Giovanni Cordero
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English Version
Night trips and visions are the inspiring
core of Patrizio Serra's works shown at "Foresta di Sherwood"
in Torino - until 28th April 2001.
If you are a stage technician for a theater company you travel
a lot and this reflets on and influences your artistic work.
In Patrizio Serra's canvas exhibited in these days in the gallery
room of "Foresta di Sherwood" that is very clear. The
images are cities emerging from the dark of the night in a whirling
dance of lights and shadows, of bright wakes, of dark and sometimes
threatening shape forms of big buildings.
These are not landscapes but visions. They are flashbacks of places
met during a trip. They are the hidden part of places hardly seen,
which changes, due to a memory effort, is mixing with impressions
and sensations, is contaminating with the personal vision of the
world and, inspire of that doesn't conditon the freedom of interpretation
of the one who is observing the final result.
Some of these works seem to reproduce the recent war scenary of
the bombed cities in the Balcans or the big night fires of the Gulf
War, but it is all an impression brought by the technique used by
the artist who uses vernishes, with results very similar to Jackson
Pollock's action painting. In short, these canvas, as it often happens
to the painting which goes away from the figurative, are places
of the soul.
In the center of the room, lonely and very different from the other
works, the artist has placed a work from 1998. It is an installation
in which some old guitars are emerging from a wooden board, in a
strange crossing of dimentional plain. Around these guitars a lot
of strings of different dimentions, that give out sounds and notes
when urged on, lie. it is a work of various uses, for example in
a nusic and painting performance.
About forty little watercolours of night visions, less bright but
maybe more poetical than canvas, complete the Patrizio Serra's trip.
Bruno Panebarco
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